N. 0686 * FATTI E POESIA * 27 MARZO – 02 APRILE a cura di Reno Bromuro
FATTI
PARLIAMONE
LA POESIA DELLA SETTIMANA

28 marzo 1905: è costituito il primo ministero Fortis con la sostituzione di alcuni uomini del precedente governo, formato da Giolitti nel novembre 1903. Paolo Carcano sostituisce Luzzatti al ministero del tesoro; Camillo Finocchiaro Aprile è nominato alla giustizia al posto di Scipione Ronchetti; Leonardo Bianchi, all’istruzione al posto di Vittorio Emanuele Orlando; Carlo Ferraris, ai lavori pubblici al posto di Francesco Tedesco. Angelo Majorana Calatabiana, è confermato alle finanze, subentrato nel 1904 a Luzzatti, che reggeva l’interim in seguito al suicidio del ministro Pietro Rosano. Fortis tiene per sé il ministero degli interni… (SEGUE)
FATTI
PARLIAMONE
LA POESIA DELLA SETTIMANA

28 marzo 1905: è costituito il primo ministero Fortis con la sostituzione di alcuni uomini del precedente governo, formato da Giolitti nel novembre 1903. Paolo Carcano sostituisce Luzzatti al ministero del tesoro; Camillo Finocchiaro Aprile è nominato alla giustizia al posto di Scipione Ronchetti; Leonardo Bianchi, all’istruzione al posto di Vittorio Emanuele Orlando; Carlo Ferraris, ai lavori pubblici al posto di Francesco Tedesco. Angelo Majorana Calatabiana, è confermato alle finanze, subentrato nel 1904 a Luzzatti, che reggeva l’interim in seguito al suicidio del ministro Pietro Rosano. Fortis tiene per sé il ministero degli interni… (SEGUE)
Il 1 aprile dell’anno successivo esce «La Ronda», gloriosa rivista letteraria mensile fondata da Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Aurelio Saffi e altri intellettuali che non credono nell’impegno politico-sociale dei letterati e si propongono di riaffermare nella scrittura il primato della forma e della tradizione. Gli italiani sbarcano presso Adalia, in Turchia, nel tentativo di partecipare alla spartizione della penisola con Inghilterra, Francia e Grecia. Grazie alla resistenza dei nazionalisti turchi guidati da Mustafa Kemal il nuovo Stato turco, ridotto a un’entità trascurabile dal trattato di pace di Sèvres dell’agosto 1920, riuscirà nel 1921 a far sgomberare le truppe di occupazione greche, francesi e italiane.
02 aprile 1915: l’ambasciatore a Vienna comunica a Sonnino che l’Austria è disposta a cedere all’Italia Trento e parte del Trentino.
ANCORA CONTRO IL “RACKET DELL’ARTE”
Io proporrei visto l’autodenuncia di «baro» da parte di alcuni concorrenti, di annullare il concorso artistico letterario affinché l’autore dell’articolo non riscriva, domani: «Che disastro questi esordienti».
Sarebbe potuta essere una divertente Corrida ma gli assetati di protagonismo hanno preferito calpestare la semplicità del gioco e buttare nel pozzo delle loro ambizioni la purezza dell’arte e la gioia del gioco.
Mi piaceva giocare attraverso Internet, ma ora che anche questo spazio dove s’intrecciano sentimenti e parole, poesie e non poesie, che la rendeva viva affratellandoci, pur senza esserci mai visti in faccia (c’era la nostra anima che parlava), giocare non ha più senso perché gli scrivitori sanno solo inquinare, deturpare e rovinare.
In una ML, un tracotante scrivitore crede di dettar legge in casa altrui senza pulire prima la sua. Parla di letture di racconti, accusando di non leggere quanto si scrive e quello che scrivono gli altri; mentre è lampante che lui stesso non legge ciò che scrive perché altrimenti… metterebbe la penna a tacere e che, se gli altri dopo aver letto uno o più dei suoi racconti non parlano, non lo fanno per rispetto verso la persona, ma per paura di qualcosa di peggio (quale ictus o infarto).
Smettiamola di prenderci in giro, se persone altruiste ci permettono di divagarci leggendo qualcosa che l’editoria ufficiale non ci farebbe conoscere mai, perché abituata a puntare sul sicuro, siamogli grati e facciamogli fare il proprio lavoro, senza interferire, poiché, amici miei, se la fonte è vergine forma sempre un rio vergine e non s’inquina strada facendo; soprattutto se il gioco di sentirsi scrittori, come da bambini ci piaceva sentirci medici per poter conoscere il corpo femminile, ci aiuta a vivere; ci fa risparmiare i soldi per il psicologo e non tormentare il buon prete che dopo aver ascoltato le nostre lamentele deve necessariamente emettere una sentenza (l’assoluzione o no). Ho sempre evitato la polemica perché fa perdere solo tempo ed io, ormai non ne ho poi molto a disposizione, ma quando il troppo è troppo bisogna pure travasare in qualche modo.
Perciò amici miei questa settimana vi tengo compagnia con una polemica? No una constatazione. Sapete che non vi ho nascosto mai nulla, sapete che sono sincero fino alla cattiveria, per tale motivo vi rendo edotti sui contrasti che possono sorgere tra opposti pensieri: altruisti (i miei) interessati (gli altri).
Perdonatemi se vi annoio o vi arreco disturbo. Se questo dovesse avvenire vi prego di dirmelo con sincerità, ne sarò felice perché scaturisce dal sentimento.
Questa lotta aperta nel 1973 contro il «Racket dell’Arte» non certo per spirito polemico, ma perché mi stanno a cuore i Poeti virgulti che si devono rafforzare diventare querce oppure ulivi centenari se non cipressi sempre verdi svettanti verso un cielo colmo di radionuclidi per pulirlo e far rivivere la vera Poesia.
No, amici miei, la mia lotta non è utopismo, non è vivere fuori della realtà e non è ingenuità.
Se Socrate non fosse stato ingenuo ed utopista credete che avremmo avuto il passaggio del pensiero filosofico dalla natura all’UOMO?
Se Platone non fosse stato utopista avremmo avuto la chiarificazione del mondo delle idee?
Se Aristotele non fosse stato utopista, avremmo avuto lo studio del creato, sotto l’aspetto scientifico e la Divina Commedia di Dante?
Se Galileo non fosse stato utopista avremmo avuto il «Dialogo delle scienze»?
Se non lo fossero stati Marat, Danton, Robespierre, Mirabeau, Desmolin, ecc… pensate che avremmo avuto il passaggio della concezione dell’illuminismo?
Il Poeta, miei cari, è utopista proprio perché precorre i tempi, senza volerlo, a volte volendolo espressamente, va contro agli interessi di chi la tradizione ha favorito, mira a distruggere usi, abitudini, tendenze, diritti che gli anni e i secoli hanno fatto credere intangibili, e, chi si sente colpito in questi diritti, o danneggiato dalle nuove idee combatte l’audace UTOPISTA che è sorto a predicare le novità e la verità ch’è sulla bocca di tutti, ma nessuna la palesa, per paura o per semplice vigliaccheria; lo considera un rivoluzionario, un sovvertitore di leggi e di tradizioni sacre, assolute, necessarie perché tramandate di padre in figlio e sempre accettate.
Ecco è proprio così che avvengono i grandi delitti della storia contro uomini di genio, lo stesso delitto che commette il «Racket dell’Arte» permettendo al piccolo editore di pubblicare libri e libri di qualsiasi genere ma di non muovere un dito , poi per pubblicizzarli, tanto l’autore ha acquistato un tot numero di copie che ha coperto sia la spesa sia il proprio guadagno, permettendo che quel Poeta o Scrittore dalui tanto esaltato fino a quando non ha accettato di pubblicare la sua opera previo acquisto di un tot numero di copie, poi… tutto tace. Chi sa che è nata un’altra stella?
(1 continua)
CHE FINE HA FATTO SELLY?
L’elemento fondamentale del mondo da cui sono uscite queste parole che il Poeta intitola «FOLAGHE» vibrano come corde. L’autore/trice crede e considera i suoi versi,come morale evangelica,l’unica veramente adatta all’uomo. Si sente interprete sicuro/a dei bisogni e dei fini, che la sua anima vuole in quel momento; è convinto/a che è la sola capace di procurargli la certezza di una vita conforme alla sua natura d’essere razionale e sociale.
Un altro bellissimo squarcio lirico da «IF» e accanto a questo sentimento, è presente in Selly la ricerca dell’amore di quell’amore ch’è dono; è un amore asessuato per persone che amano come vorrebbe amare ed essere amata/o.
L’umanità dall’Italia all’Africa; dal Giappone alla Cina, ecc… Questo concetto, fecondo, è espresso in ogni singola lirica, anche se confusionariamente.
Ancora un canto lirico messo al centro della lirica «Infinito infinito» dà la sensazione di rappresentare la miseria di una ragione sotto lo straripamento dell’ idea; a desiderare la libertà per annullare quella miseria che riusciva a far trovare riparo. Evidentemente ha avuto nello scrivere uno scopo preciso: placare i tremori dell’anima, ché le parole non riuscivano a penetrare nello spirito altrui.
Il grande merito del Poeta e la sincerità del suo dire appare e risalta quasi fossi un velo vaporoso, qui è il fulcro della lirica sellyana, la sua opera d’arte, che ha bisogno solo di una labile «levigata». Il lettore, indubbiamente, leggendo questi versi, resta edificato e diventa migliore: ma ciò avviene non perché siano stati scritti di proposito per affrontare e scuotere le menti intorpidite, ma le anime dormienti affinché svolgessero una teoria etica, e un’azione che li avvicinasse all’amore.
Sono convinto che con Selly s’inizia la nuova poesia italiana snella, libera da imitazioni, vicina all’uomo e alle cose, chiara e profonda nello stesso tempo.
Augurandoti tutto il bene che il tuo cuore desidera, aspetto un tuo riscontro.
Ho sognato nuvole
disadorne e scarne
come la mia anima
Se la mia mano potesse lenire e calmare
se la mia voce potesse addolcire e addormentare
se la mia rabbia potesse estirpare e strappare
tu diverresti fuoco, sogno e radice.
E’ l’infinito richiamo,
l’amore che si assapora,
la fiamma degli occhi,
labbra come fiori di mare,
di madreperla e porpora la pelle
un letto bruno di capelli
per bruciare il tormento
e la brevità del tempo.
Piccola figurina distante, dai contorni sfocati,
quasi fossi un velo vaporoso,
un sospiro nel freddo invernale,
una nuvola di vapore argenteo
come guizzo di luna nella corrente.