ROMA
Grande mostra al Palazzo delle Esposizioni
su Veio, Cerveteri, Vulci, Tarquinia
L A C I V I L T A ‘ E T R U S C A N E L L E C I T T A ‘ D E L L A Z I O
di Cinzia Dal Maso e Antonio Venditti
Le città etrusche, circondate dai loro territori, costituivano dei veri stati autonomi uniti in una lega con scopi per lo più religiosi, ma talvolta anche politici. Le antiche fonti riferiscono che le città erano inizialmente dodici, governate, nel periodo più antico, dai lucumoni, in pratica dei re con potere giudiziario, militare e religioso. Avevano come attributi lo scettro, la corona, il medaglione d’oro, la sella curule, la toga palmata, tutti elementi in seguito assimilati come simboli di potere dai romani.
Per raccontare l’eccellenza della civiltà etrusca del Lazio attraverso lo straordinario sviluppo dei suoi principali centri urbani, l’Assessorato alla Cultura Spettacolo e Sport della Regione Lazio, con la diretta partecipazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, ha organizzato una grande mostra dedicata a Veio, Cerveteri, Vulci, Tarquinia, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, in via Nazionale. Curatori dell’esposizione, Mario Torelli e Anna Maria Moretti.
Le quattro metropoli dell’Etruria Meridionale, che a partire dai più antichi e comuni caratteri, si andarono via via differenziando, non solo rispetto alla produzione artistica, ma anche, più in generale, rispetto agli orientamenti culturali e di culto, agli stili di vita, alle prassi commerciali, sono presentate attraverso alcune delle più importanti testimonianze artistiche locali, molte delle quali presentate al pubblico per la prima volta.
Veio estendeva il suo potere dal lago di Vico a quello di Bracciano, giungendo, a sud-ovest, fino al mare. La città è famosa per le sue splendide terrecotte architettoniche, tornate alla luce nel 1916 nel Santuario di Portonaccio. Le più celebrate sono le statue a tutto tondo della fine del VI secolo a.C. che si elevavano sul crinale del tetto, in modo da essere viste anche da lontano: sono Apollo dall’aspetto ferino e spietato, Eracle alle prese con la cerva dalle corna d’oro, un Hermes bello ed enigmatico, una dea con bambino in braccio.
Nell’ottagono centrale del Palazzo delle Esposizioni,
fino al 6 gennaio 2009, attraverso la ricostruzione di una parte del Santuario sarà possibile rivivere l’emozione provata dagli antichi pellegrini davanti all’imponente scenografia costituita da una sapiente commistione di architettura e scultura.
ROMA
Grande mostra al Palazzo delle Esposizioni
su Veio, Cerveteri, Vulci, Tarquinia
L A C I V I L T A ‘ E T R U S C A N E L L E C I T T A ‘ D E L L A Z I O
di Cinzia Dal Maso e Antonio Venditti
Le città etrusche, circondate dai loro territori, costituivano dei veri stati autonomi uniti in una lega con scopi per lo più religiosi, ma talvolta anche politici. Le antiche fonti riferiscono che le città erano inizialmente dodici, governate, nel periodo più antico, dai lucumoni, in pratica dei re con potere giudiziario, militare e religioso. Avevano come attributi lo scettro, la corona, il medaglione d’oro, la sella curule, la toga palmata, tutti elementi in seguito assimilati come simboli di potere dai romani.
Per raccontare l’eccellenza della civiltà etrusca del Lazio attraverso lo straordinario sviluppo dei suoi principali centri urbani, l’Assessorato alla Cultura Spettacolo e Sport della Regione Lazio, con la diretta partecipazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, ha organizzato una grande mostra dedicata a Veio, Cerveteri, Vulci, Tarquinia, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, in via Nazionale. Curatori dell’esposizione, Mario Torelli e Anna Maria Moretti.
Le quattro metropoli dell’Etruria Meridionale, che a partire dai più antichi e comuni caratteri, si andarono via via differenziando, non solo rispetto alla produzione artistica, ma anche, più in generale, rispetto agli orientamenti culturali e di culto, agli stili di vita, alle prassi commerciali, sono presentate attraverso alcune delle più importanti testimonianze artistiche locali, molte delle quali presentate al pubblico per la prima volta.
Veio estendeva il suo potere dal lago di Vico a quello di Bracciano, giungendo, a sud-ovest, fino al mare. La città è famosa per le sue splendide terrecotte architettoniche, tornate alla luce nel 1916 nel Santuario di Portonaccio. Le più celebrate sono le statue a tutto tondo della fine del VI secolo a.C. che si elevavano sul crinale del tetto, in modo da essere viste anche da lontano: sono Apollo dall’aspetto ferino e spietato, Eracle alle prese con la cerva dalle corna d’oro, un Hermes bello ed enigmatico, una dea con bambino in braccio.
Nell’ottagono centrale del Palazzo delle Esposizioni,
fino al 6 gennaio 2009, attraverso la ricostruzione di una parte del Santuario sarà possibile rivivere l’emozione provata dagli antichi pellegrini davanti all’imponente scenografia costituita da una sapiente commistione di architettura e scultura.
Cerveteri, su un pianoro tufaceo a sei chilometri dal mare, ci ha tramandato l’aspetto della casa etrusca e delle sue suppellettili non attraverso a città dei vivi, ma tramite quella dei morti, grazie alle grandi necropoli tutte intorno all’abitato. La decorazione interna delle tombe, ricavata nel masso, imita le dimore coeve, con porte, finestre, soffitti, sedie, letti, oggetti della vita quotidiana.
Con la ricostruzione di un intero sepolcro a grandezza naturale, la mostra restituisce il fasto dei cerimoniali di epoca arcaica, dove un ruolo rilevante era attribuito al culto degli antenati.
Vulci è rappresentata dalla scultura monumentale in pietra locale e dalle opere del vicino centro di Ischia di Castro che, spesso raffiguranti animali reali o fantastici, che nel VI e V secolo a.C. erano collocate – come guardiani – all’ingresso delle tombe. Cerveteri e Vulci, a partire dalla fine dell’VIII secolo a.C., erano le mete principali dei grandi flussi commerciali provenienti dal mondo greco, mercati attraverso i quali le pregiate ceramiche figurate di produzione corinzia, greco-orientale, attica raggiungevano diversi centri dell’Etruria, come oggetti di gran lusso. Sono presentati in mostra alcuni grandi vasi, capolavori della pittura greca, che ebbero una profonda influenza sulla cultura figurativa etrusca.
Tarquinia, con le sue cento e più tombe affrescate tra l’età arcaica e quella ellenistica, costituisce la più importante pinacoteca del mondo antico prima di Pompei.
Soprattutto ha un’importanza inestimabile per la conoscenza dell’arte antica, dando un’idea di quella pittura greca tanto decantata dalle fonti, ma di cui non è rimasto quasi nulla. Gli affreschi delle pareti eseguiti su un sottile strato di intonaco ricoperto da una mano di scialbo raccontano con esuberanza e naturalezza la vita quotidiana di un popolo che forse più di tutti seppe apprezzare i piaceri dell’esistenza, ma che dimostrò anche un grande amore per la natura e le sue manifestazioni. Con vivace e fresca policromia sono rese scene di banchetti, di caccia, di pesca, quasi per offrire al defunto una visione lieta e perenne del mondo che gli fu caro.
In mostra sono esposti alcuni dei reperti più significativi di questa straordinaria produzione pittorica, ancora in parte sconosciuta al grande pubblico. Il rinvenimento agli inizi degli anni Settanta dell’area sacra di Gravisca, porto di Tarquinia, ha costituito una tappa fondamentale per lo studio delle dinamiche economiche che hanno animato i rapporti commerciali nel Tirreno, testimoniando per la prima volta l’apertura in suolo etrusco di un emporio utilizzato principalmente da mercanti greci. Il santuario di Gravisca viene rievocato non solo grazie all’esposizione dei molti ex-voto dedicati dai frequentatori, ma anche attraverso la ricostruzione virtuale del sacello di Adone, dove si celebravano le feste che scandivano annualmente il ciclo di morte e rinascita del giovane eroe.
La civiltà etrusca esercitò un ruolo di primo piano nelle vicende della Roma arcaica, se non addirittura nella sua fondazione. Di certo tre dei suoi leggendari re furono etruschi: Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. L’influenza etrusca, anche dopo la cacciata dei re, continuò a farsi sentire nell’Urbe per secoli, soprattutto nelle istituzioni politiche e nella religione. Proprio ai rapporti tra queste antiche metropoli e Roma è dedicata la seconda parte della mostra, che illustra continuità ma anche differenze tra le due culture.
La mostra è aperta domenica, martedì, mercoledì e giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso.
Per informazioni e prenotazioni: singoli, gruppi e laboratori d’arte tel. 0639967500; scuole 0639967200;
www.palazzoesposizioni.it
L’esposizione è corredata da un elegante Catalogo Electa.
Dell’argomento si parlerà a Nuova Spazio Radio (88.150 MHz), nel corso dell’Intervista possibile di Questa è Roma, il programma ideato e condotto dalla professoressa Maria Pia Partisani, in onda ogni domenica dalle 9.30 alle 10.30.