ROMA FILM FEST 2008 – ZANUSSI CAMBIA DIREZIONE

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA
Il cuore del fim è il condizionamento, ma viene lasciato spazio al libero arbitrio anche se «con la libertà» afferma il regista «c’è spazio per tanti nuovi cattivi e quelli vecchi sono già in pensione».  

W  I  T  H     A     W  A  R  M     H  E  A  R  T

di   Mariangiola Castrovilli

Un'immagine dal film With a Warm Heart

Bella e atipica questa black commedy di Krzysztof Zanussi, With a Warm Heart con Bohdan Stupka, Marek Kudelko, Szymon Bobrowsky e Doda Rabczewska, in cui un arrogante e corrotto rappresentante dell’oligarchia polacca convinto che con i soldi si possa comprare tutto, scopre di soffrire di una seria malattia al cuore, che solo un trapianto può risolvere. In ospedale incontra un giorno un ragazzo che ha tentato il suicidio dopo avere perso il posto ed una penosa delusione d’amore. Potrebbe essere proprio lui secondo l’amorale egoista Konstanty il donatore ideale, basterebbe soltanto una spintarella ad aiutarlo a passare  a miglior vita… Questa in breve la storia tratteggiata con mano maestra ed un assoluto senso dell’ironia da Zanussi qui completamente fuori dai suoi soliti schemi.
 
Come mai questo cambio di direzione?  

«Mi sembrava che dopo tanti film seri potessi dire cose più leggere con toni seri» spiega in italiano Zanussi. «A volte ho l’impressione che siamo così pieni di recriminazioni, disappunto ed infelicità che il passo successivo  può solo essere  una risata. D’altra parte, se la situazione è così tragica, che altro resta da fare? Nei miei ultimi film Sole Nero che fa riferimento alla tragedia greca o Persona non grata che ha a che fare con le grandi delusioni della vita, non c’era nessuna traccia di commedia»
 
Cos’è per lei la comicità?  

«Qualcosa che si smaschera, l’uomo che ama la vita e spiega che non vale niente mentre cerca di spingere l’aspirante suicida all’irreparabile passo, mi sembrava comico. Certo, le situazioni rappresentate nel film sono così drammatiche da sembrare ridicole, come quella della camera operatoria che muovono all’ilarità».
 
L’uomo sui sessanta ricco e malato (un bravissimo Bodhan Stupka, ex ministro della repubblica Ucraina ed ora direttore del Teatro di Kiev) ed il ragazzo (Marek Kudelko) che non ama più la vita le servono per un confronto generazionale?

«Fino ad un certo punto, in fondo prendo in giro la moderna  filosofia ed il modo di vivere che ne deriva».
 
segue … >>>


FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA
Il cuore del fim è il condizionamento, ma viene lasciato spazio al libero arbitrio anche se «con la libertà» afferma il regista «c’è spazio per tanti nuovi cattivi e quelli vecchi sono già in pensione».  

W  I  T  H     A     W  A  R  M     H  E  A  R  T

di   Mariangiola Castrovilli

Un'immagine dal film With a Warm Heart

Bella e atipica questa black commedy di Krzysztof Zanussi, With a Warm Heart con Bohdan Stupka, Marek Kudelko, Szymon Bobrowsky e Doda Rabczewska, in cui un arrogante e corrotto rappresentante dell’oligarchia polacca convinto che con i soldi si possa comprare tutto, scopre di soffrire di una seria malattia al cuore, che solo un trapianto può risolvere. In ospedale incontra un giorno un ragazzo che ha tentato il suicidio dopo avere perso il posto ed una penosa delusione d’amore. Potrebbe essere proprio lui secondo l’amorale egoista Konstanty il donatore ideale, basterebbe soltanto una spintarella ad aiutarlo a passare  a miglior vita… Questa in breve la storia tratteggiata con mano maestra ed un assoluto senso dell’ironia da Zanussi qui completamente fuori dai suoi soliti schemi.
 
Come mai questo cambio di direzione?  

«Mi sembrava che dopo tanti film seri potessi dire cose più leggere con toni seri» spiega in italiano Zanussi. «A volte ho l’impressione che siamo così pieni di recriminazioni, disappunto ed infelicità che il passo successivo  può solo essere  una risata. D’altra parte, se la situazione è così tragica, che altro resta da fare? Nei miei ultimi film Sole Nero che fa riferimento alla tragedia greca o Persona non grata che ha a che fare con le grandi delusioni della vita, non c’era nessuna traccia di commedia»
 
Cos’è per lei la comicità?  

«Qualcosa che si smaschera, l’uomo che ama la vita e spiega che non vale niente mentre cerca di spingere l’aspirante suicida all’irreparabile passo, mi sembrava comico. Certo, le situazioni rappresentate nel film sono così drammatiche da sembrare ridicole, come quella della camera operatoria che muovono all’ilarità».
 
L’uomo sui sessanta ricco e malato (un bravissimo Bodhan Stupka, ex ministro della repubblica Ucraina ed ora direttore del Teatro di Kiev) ed il ragazzo (Marek Kudelko) che non ama più la vita le servono per un confronto generazionale?

«Fino ad un certo punto, in fondo prendo in giro la moderna  filosofia ed il modo di vivere che ne deriva».
 
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Krzysztof Zanussi

Il suo protagonista avrà, non importa come, il suo cuore nuovo e da terribile pescecane senza morale, diventerà un uomo generoso  rispettoso delle regole. Basta questo  per cambiare?  

«Il cuore ideologico del film è il condizionamento, ma io lascio spazio per il libero arbitrio. Qui comunque è un elemento di favola per una soluzione non tanto realista. Non è il trapianto a farlo cambiare ma la paura della morte che arriverà solo quando  ammette di essersi sbagliato su tutto. La conversione è il punto finale, quella che gli permetterà di andare in giro a distribuire i suoi soldi mentre il giovane troverà motivo per vivere nell’aver ritrovato la sua ragazza ed un nuovo lavoro in cui potrà prendersi cura dei suoi amati animali abbandonati».
Nel film c’è un gatto… emblematico…

«Un gatto eccezionale che ho preso da quello metafisico de Il maestro e Margherita di Bulgakov. Questo che salva la vita al ragazzo è ancora una volta una metafora».
Zanussi,  dittatura e libertà oggi…

«Con la libertà c’è spazio per tanti nuovi cattivi, quelli vecchi sono già in pensione. Con questo capitalismo selvaggio i contrasti sono molto forti, come eccessiva è l’euforia degli straricchi che non hanno ancora capito che non ci possono comprare la ‘felicità’».
Progetti futuri?  

«Vorrei ritornare al progetto di Hedwige D’Anjou, che mi gira in testa da 12 anni. Recentemente la televisione pubblica ha mostrato un certo interesse per il soggetto, che aveva già  avuto però reazioni negative dai soliti bigotti preoccupati che non fosse abbastanza… cattolico. Così faccio piani ad un anno. Se questo non dovesse andare in porto, ho pronta una sceneggiatura che ho già scritta, per un film musicale, tra opera e cabaret. Inoltre c’è poi una sfida straordinaria, la regia di Medea a Siracusa. Alla mia età ci sono molti progetti non realizzati, ma io sono pronto…».

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA

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