DIALOGANDO CON . . . SARA ANDREOTTI – BIOLOGA MARINA
NELL\’ EMISFERO AUSTRALE
PER STUDIARE GLI SQUALI BIANCHI
Friulana, poco più di 25 anni, nativa di Pordenone ma residente a Trieste, sembra avere avuto poche distrazioni nella vita. In perfetta tabella di marcia con gli studi, contrariamente a molti suoi coetanei, dopo aver conseguito la maturità scientifica nel 2002 nell’arco dei successivi sei anni ottiene, nel 2005 presso l’Università degli studi di Trieste la Laurea Triennale in Scienze Biologiche, curriculum: “Biodiversità degli Ecosistemi Terrestri e Marini”, e nel Marzo 2008, sempre nello stesso ateneo, consegue la Laurea Specialistica in Biologia Marina con una Tesi in Etologia Marina: “Osservazioni etologiche in natura: comportamento predatorio e sociale di superficie del grande squalo bianco (Carcharodon carcharias). Tutto apparentemente normale e lineare se non fosse per il particolare, non affatto trascurabile, che Sara Andreotti rappresenta la prima laurea italiana sullo Squalo Bianco aprendo di fatto una specializzazione accademica nuova per la nostra nazione e che sarà, sicuramente, nei prossimi anni, seguita da molti altri giovani.
Castana, con i capelli leggermente arricciati ad incorniciare un volto naturalmente simpatico ed un sorriso che sembra permanentemente stampato sulla bocca, abbiamo avuto modo di conoscerla lo scorso anno, nella sede dell’Acquario della Laguna di Orbetello a Talamone.
Era proprio la vigilia del conseguimento della laurea nel corso del consueto briefing che precede la partenza della spedizione “Sulle orme del Grande Squalo Bianco” in Sud Africa, puntualmente convocato dal responsabile della missione il Dr Primo Micarelli (Ph D).
Scaramanticamente refrattaria, in quell’ occasione, a parlare del titolo accademico che da li a poco avrebbe conseguito, imponendosi con femminile riservatezza, garbatamente non volle concedere alcuna intervista. Capimmo che da seria studiosa non voleva interpretare in alcun modo un ruolo da prima donna anche se in fondo lo era ed ancora lo è come “prima laurea italiana” specialistica sperimentale sullo Squalo Bianco !
Fu particolarmente cortese ad aiutarci a scaricare nella nostra pen drive alcune foto scattate per l’occasione e le chiedemmo pegno di inviare ad Oltrepensiero.it l’immagine di rito che sicuramente le sarebbe stata scattata in Aula Magna nel corso del conseguimento della sua Laurea. Quella fotografia che oggi pubblichiamo, scippandola dal sito dell’Associazione Posidonia con la quale la dott.ssa Sara collabora, siamo certi che a noi non è mai pervenuta proprio a causa di quella sua innata riservatezza ed allergia per i riflettori e la notorietà.
Ma oggi, non vedendola scendere dalle scalette del Boeing 737 della KLM Royal Dutch Airlines che ha riportato a casa la VI° spedizione, al di là delle anticipazioni del Biologo Micarelli (chè stato correlatore della sua tesi di laurea) e di quanti ci hanno messo la pulce nell’orecchio, non abbiamo esitato a contattarla direttamente via web in Sud Africa per conoscere esattamente le ragioni di questa sua ulteriore permanenza nell’emisfero australe che sono legate ad importanti ricerche sullo Squalo Bianco autorizzate e promosse non solo dall’Associazione Posidonia ma anche da università europee e da importanti organismi sudafricani. La sua risposta non tarda a raggiungere la nostra redazione e questa volta è lei a chiederci cosa vogliamo sapere:
Dott.ssa Andreotti, per un momento abbiamo creduto che la sua permanenza in Sud Africa fosse Top Secret. Ci giungono notizie di importanti collaborazioni con alcune università europee. E\’ vero? Di cosa si tratta?
«Sempre per una questione scaramantica preferirei non parlarne prima del tempo, perché per adesso sono in attesa di formalizzare alcune collaborazioni a livello europeo. Posso solo dire che per lavorare in Sud Africa ho dovuto ottenere dei permessi dalla Marine and Coastal Management (circa un anno di e-mail e rinvii…) che di fatto mi permettono di collaborare con l’ente locale responsabile delle ricerche marine. Posso dire che al momento mi trovo qui per fare pratica, lavorare sul campo e cominciare la raccolta di dati utile all’elaborazione futura di un progetto di ricerca.»
Allora la VI spedizione “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco” può considerarsi ancora non conclusa?
«La VI spedizione può dirsi conclusa, perché io di fatto resto qui per fare esperienza pratica e raccogliere dati che non saranno e non vogliono essere il proseguo del lavoro della spedizione. La mia intenzione, in accordo col resto del comitato scientifico della spedizione, è di cominciare ad ampliare in qualche modo il campo di ricerca, per apportare utili contributi ai lavori scientifici che continueremo a produrre insieme.»
In cosa verteranno in particolare le ricerche? Quali sono le aspettative e quali riscontri si stanno cercando?
«Le ricerche per ora si concentrano sulla foto identificazione, un metodo messo a punto principalmente per il riconoscimento dei mammiferi marini. Con i pesci cartilaginei la foto della pinna dorsale non può funzionare come metodo assoluto di identificazione, perché le cicatrici svaniscono e la cartilagine si riforma, ma può aiutarmi a stimare il numero di animali che potrei vedere in 4 mesi di osservazioni. Oltre a questo sono qui per imparare da Michael Rutzen e dalla sua decennale esperienza con questi animali, quelle piccole-grandi cose pratiche che sui libri non si trovano.»
Le è stato affidato il primo prototipo italiano di preda passiva dotato di telecamera, la sagoma di Leone di Mare ideata da Manuel Barraco, in cosa le sarà utile?
«Se arrivano le giornate giuste, e per giornate giuste si intendono parecchi metri di visibilità in acqua, mare calmo e sole, spero di poterla usare per trarne il filmato per il quale la sagoma è stata creata.»
Cosa può significare per l’Italia questo nuovo fronte accademico ?
«L’Italia è circondata da un mare che presenta tante opportunità di ricerca sugli squali, perché fino ad ora ne sono state fatte davvero poche. Ma “questo nuovo fronte accademico”, per ora, non potrà significare nulla, finché la ricerca in Italia continua ad essere meno importante dei calzini del calciatore di serie C o dell’ ultimo entrato nella casa del grande fratello! Temo che l’Italia si accorgerà a malapena che ci sono persone come Primo Micarelli ed Emilio Sperone che dedicano la vita a queste cose. Ed è per questo che mi sono dovuta rivolgere all’estero. Forse tra qualche anno i tempi saranno maturi per un cambiamento, magari la conservazione degli squali diventerà prioritaria, a quel punto sarò contenta di aver dato il mio contributo a spianare la strada ai nuovi appassionati.»
Come è nata la sua passione per gli squali? Ha mai trovato ostacoli proprio perché donna?
«Non so nemmeno io con esattezza com’è nata, credo sia stata la naturale conseguenza della passione per il mare, gli animali in genere e la curiosità per ciò che non si conosce. Sugli squali in generale e il bianco in particolare, si conosce abbastanza poco da svegliare in me lo “spirito del ricercatore”. Ma la conferma di voler fare (o almeno provarci….) di questo nella mia vita mi è arrivato con la spedizione di Micarelli del 2007. Direi che è stato un vero colpo di fulmine! Per ora non ho trovato ostacoli in quanto donna… ma poi, perché avrei dovuto?»
segue … >>>
NELL\’ EMISFERO AUSTRALE
PER STUDIARE GLI SQUALI BIANCHI
Friulana, poco più di 25 anni, nativa di Pordenone ma residente a Trieste, sembra avere avuto poche distrazioni nella vita. In perfetta tabella di marcia con gli studi, contrariamente a molti suoi coetanei, dopo aver conseguito la maturità scientifica nel 2002 nell’arco dei successivi sei anni ottiene, nel 2005 presso l’Università degli studi di Trieste la Laurea Triennale in Scienze Biologiche, curriculum: “Biodiversità degli Ecosistemi Terrestri e Marini”, e nel Marzo 2008, sempre nello stesso ateneo, consegue la Laurea Specialistica in Biologia Marina con una Tesi in Etologia Marina: “Osservazioni etologiche in natura: comportamento predatorio e sociale di superficie del grande squalo bianco (Carcharodon carcharias). Tutto apparentemente normale e lineare se non fosse per il particolare, non affatto trascurabile, che Sara Andreotti rappresenta la prima laurea italiana sullo Squalo Bianco aprendo di fatto una specializzazione accademica nuova per la nostra nazione e che sarà, sicuramente, nei prossimi anni, seguita da molti altri giovani.
Castana, con i capelli leggermente arricciati ad incorniciare un volto naturalmente simpatico ed un sorriso che sembra permanentemente stampato sulla bocca, abbiamo avuto modo di conoscerla lo scorso anno, nella sede dell’Acquario della Laguna di Orbetello a Talamone.
Era proprio la vigilia del conseguimento della laurea nel corso del consueto briefing che precede la partenza della spedizione “Sulle orme del Grande Squalo Bianco” in Sud Africa, puntualmente convocato dal responsabile della missione il Dr Primo Micarelli (Ph D).
Scaramanticamente refrattaria, in quell’ occasione, a parlare del titolo accademico che da li a poco avrebbe conseguito, imponendosi con femminile riservatezza, garbatamente non volle concedere alcuna intervista. Capimmo che da seria studiosa non voleva interpretare in alcun modo un ruolo da prima donna anche se in fondo lo era ed ancora lo è come “prima laurea italiana” specialistica sperimentale sullo Squalo Bianco !
Fu particolarmente cortese ad aiutarci a scaricare nella nostra pen drive alcune foto scattate per l’occasione e le chiedemmo pegno di inviare ad Oltrepensiero.it l’immagine di rito che sicuramente le sarebbe stata scattata in Aula Magna nel corso del conseguimento della sua Laurea. Quella fotografia che oggi pubblichiamo, scippandola dal sito dell’Associazione Posidonia con la quale la dott.ssa Sara collabora, siamo certi che a noi non è mai pervenuta proprio a causa di quella sua innata riservatezza ed allergia per i riflettori e la notorietà.
Ma oggi, non vedendola scendere dalle scalette del Boeing 737 della KLM Royal Dutch Airlines che ha riportato a casa la VI° spedizione, al di là delle anticipazioni del Biologo Micarelli (chè stato correlatore della sua tesi di laurea) e di quanti ci hanno messo la pulce nell’orecchio, non abbiamo esitato a contattarla direttamente via web in Sud Africa per conoscere esattamente le ragioni di questa sua ulteriore permanenza nell’emisfero australe che sono legate ad importanti ricerche sullo Squalo Bianco autorizzate e promosse non solo dall’Associazione Posidonia ma anche da università europee e da importanti organismi sudafricani. La sua risposta non tarda a raggiungere la nostra redazione e questa volta è lei a chiederci cosa vogliamo sapere:
Dott.ssa Andreotti, per un momento abbiamo creduto che la sua permanenza in Sud Africa fosse Top Secret. Ci giungono notizie di importanti collaborazioni con alcune università europee. E\’ vero? Di cosa si tratta?
«Sempre per una questione scaramantica preferirei non parlarne prima del tempo, perché per adesso sono in attesa di formalizzare alcune collaborazioni a livello europeo. Posso solo dire che per lavorare in Sud Africa ho dovuto ottenere dei permessi dalla Marine and Coastal Management (circa un anno di e-mail e rinvii…) che di fatto mi permettono di collaborare con l’ente locale responsabile delle ricerche marine. Posso dire che al momento mi trovo qui per fare pratica, lavorare sul campo e cominciare la raccolta di dati utile all’elaborazione futura di un progetto di ricerca.»
Allora la VI spedizione “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco” può considerarsi ancora non conclusa?
«La VI spedizione può dirsi conclusa, perché io di fatto resto qui per fare esperienza pratica e raccogliere dati che non saranno e non vogliono essere il proseguo del lavoro della spedizione. La mia intenzione, in accordo col resto del comitato scientifico della spedizione, è di cominciare ad ampliare in qualche modo il campo di ricerca, per apportare utili contributi ai lavori scientifici che continueremo a produrre insieme.»
In cosa verteranno in particolare le ricerche? Quali sono le aspettative e quali riscontri si stanno cercando?
«Le ricerche per ora si concentrano sulla foto identificazione, un metodo messo a punto principalmente per il riconoscimento dei mammiferi marini. Con i pesci cartilaginei la foto della pinna dorsale non può funzionare come metodo assoluto di identificazione, perché le cicatrici svaniscono e la cartilagine si riforma, ma può aiutarmi a stimare il numero di animali che potrei vedere in 4 mesi di osservazioni. Oltre a questo sono qui per imparare da Michael Rutzen e dalla sua decennale esperienza con questi animali, quelle piccole-grandi cose pratiche che sui libri non si trovano.»
Le è stato affidato il primo prototipo italiano di preda passiva dotato di telecamera, la sagoma di Leone di Mare ideata da Manuel Barraco, in cosa le sarà utile?
«Se arrivano le giornate giuste, e per giornate giuste si intendono parecchi metri di visibilità in acqua, mare calmo e sole, spero di poterla usare per trarne il filmato per il quale la sagoma è stata creata.»
Cosa può significare per l’Italia questo nuovo fronte accademico ?
«L’Italia è circondata da un mare che presenta tante opportunità di ricerca sugli squali, perché fino ad ora ne sono state fatte davvero poche. Ma “questo nuovo fronte accademico”, per ora, non potrà significare nulla, finché la ricerca in Italia continua ad essere meno importante dei calzini del calciatore di serie C o dell’ ultimo entrato nella casa del grande fratello! Temo che l’Italia si accorgerà a malapena che ci sono persone come Primo Micarelli ed Emilio Sperone che dedicano la vita a queste cose. Ed è per questo che mi sono dovuta rivolgere all’estero. Forse tra qualche anno i tempi saranno maturi per un cambiamento, magari la conservazione degli squali diventerà prioritaria, a quel punto sarò contenta di aver dato il mio contributo a spianare la strada ai nuovi appassionati.»
Come è nata la sua passione per gli squali? Ha mai trovato ostacoli proprio perché donna?
«Non so nemmeno io con esattezza com’è nata, credo sia stata la naturale conseguenza della passione per il mare, gli animali in genere e la curiosità per ciò che non si conosce. Sugli squali in generale e il bianco in particolare, si conosce abbastanza poco da svegliare in me lo “spirito del ricercatore”. Ma la conferma di voler fare (o almeno provarci….) di questo nella mia vita mi è arrivato con la spedizione di Micarelli del 2007. Direi che è stato un vero colpo di fulmine! Per ora non ho trovato ostacoli in quanto donna… ma poi, perché avrei dovuto?»
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Se le spedizioni “Sulle orme del Grande Squalo Bianco” non fossero esistite forse sarebbe stato necessario inventarle?
«Decisamente si.»
Vuole dire qualcosa ai colleghi della VI° spedizione?
«Nù poco di agliu oliu e peppehroncino! Mario, se non mi mandi u peperoncino non posso fare le penne all’arrabbiata, se non preparo la pasta, mi tocca fare le osservazioni a nuoto. Dipende tutto da te!!! Agli altri posso dire solo che cominciano già a mancarmi.»
Quali sono i problemi ancora in ballo per la protezione e la tutela del “Bianco”?
«Direi che sono tantissimi. Dalla difficoltà nei controlli, alle pesche legalizzate (anche in acque Sud Africane www.sharkdivingunlimited.com), fino al bracconaggio. Ma l’unica cosa che si può cominciare a sconfiggere attivamente dal basso direi che è l’ignoranza. Al giorno d’oggi pochi sono quelli che vedrebbero di buon occhio l’uccisione di una tigre siberiana per vendere la pelliccia. Spero tanto che la vendita di una mascella di squalo bianco, prima o poi, susciti la stessa indignazione, la tutela e la conservazione vengono di conseguenza, perché a quel punto sarà più facile attuarle e farle rispettare.»
Il prossimo anno cosa farà? Parteciperà alla VII° spedizione o saremo costretti a cercarla in qualche parte del mondo magari impegnata in ricerche ed osservazioni sempre più specifiche?
«La mia speranza è di essere qui anche il prossimo anno ad aspettare l’arrivo della VII spedizione, perché non è solo il Sud Africa a renderla speciale e non sono solo gli squali bianchi, è tutto un insieme di momenti unici ed emozioni indimenticabili.»
Quali sono state le esperienze in acqua che l’hanno particolarmente colpita?
«Direi i primi 5 minuti dalla mia vita passati nella gabbia. Lo squalo, nel seguire le preda, mi è arrivato davanti a bocca aperta. Ho un filmato di Enrico a provarlo ed è un momento che mi sono vista e rivista più volte. Direi che posso considerarlo il mio battesimo.»
Un’ultima impertinenza. Oltre alla subacquea le piace leggere ed andare a cavallo. Ma le arti marziali che centrano ?
«C’entrano poco in prima battuta, ho cominciato per caso, a Trieste, insieme all’inizio dell’Università. Direi che mi ha aiutato molto come sfogo per superare con più tranquillità gli immancabili ostacoli universitari, al pari della lettura e dell’equitazione (abbandonata dopo il primo anno di Università….sob!) sono attività che “fanno staccare per forza”, se no non riescono. Sono rimasta colpita dalla concentrazione che serve per controllare certi movimenti, inoltre ho avuto la fortuna di incappare in un gruppo che oserei definire fantastico. Già che me lo chiedi, ne approfitto e saluto da qui tutti gli allievi (e aiuto istruttore) del Master Marino Colonna del Ving Tchun pro one di Trieste (www.vtproone.com).»
Ora una richiesta. Questa volta una fotografia in anteprima ad Oltrepensiero.it la concederà?
«Va bene… ve la allego, me la sono fatta scattare apposta questa mattina, più in anteprima di così!»
Grazie per la sua cortesia e disponibilità a rispondere alle nostre domande e per la sua fotografia in anteprima. Oltrepensiero.it le formula i migliori e più sentiti auguri.
«Grazie a voi!»
DOTT.SSA SARA ANDREOTTI – BIOLOGA MARINA