IN OCCASIONE DEL QUARTO ANNIVERSARIO DELLA ”GIULIO PERRONE EDITORE”

Dacia Maraini, Sulla mafia
recensione di Alessandra Giannitelli

Un atto di estrema rottura, quello dell’artista ucraino, padre del suprematismo, assertore della libertà dal fine puramente estetico e pratico dell’arte, incisivo come la testimonianza che l’autrice vuole offrire attraverso la sua scrittura.
Un libro poliedrico, in cui si alternano momenti letterari – il monologo “A piedi nudi” – e commenti a eventi di cronaca, di cui la Maraini si è occupata negli ultimi anni e si occupa tuttora attraverso le pagine del “Corriere della Sera” (dall’attentato a Paolo Borsellino alla lentezza dell’iter giudiziario, dal caso di Bagheria alla reazione dei ragazzi di Locri dopo l’assassinio di Francesco Fortugno), fino al dialogo conclusivo, un’intervista (a cura di Paolo Di Paolo) in cui la scrittrice ribadisce la sua testimonianza e il suo punto di vista sul confine tra lecito e illecito, sulla necessità sempre più impellente di giustizia, sull’attuale rapporto tra i giovani e la legalità, su quale può essere la via da seguire per cominciare a reagire e a cambiare qualcosa nelle relazioni tra mafia e giustizia.
In “A piedi nudi” la scrittrice dà voce alla disperazione di una madre costretta a rinnegare l’amore per il figlio pentito di mafia, ucciso per aver parlato, dando vita a un tormentoso contrasto tra il viscerale sentimento materno e il rinnegamento a cui è costretta per proteggersi dalle continue minacce. Purtroppo una realtà quotidiana, a cui la Maraini si è ispirata, rendendone tutta la drammaticità. Un’attualità – quella del pentitismo, con tutto ciò che ne consegue – figlia di un cambio di cultura, un vero e proprio cambiamento antropologico per cui l’omertà non è più percepita con la convinzione di tempo ma è vista quasi esclusivamente come un dovere.
In questa prospettiva è fondamentale far comprendere il disvalore – afferma la Maraini – l’unica strada, forse, per raggiungere risultati concreti. Questo perché un certo grado di criminalità organizzata è presente in tutto il mondo, il problema si pone nel momento in cui quest’ultima entra nelle istituzioni, cosa che purtroppo sembra accadere soprattutto – se non unicamente – in Italia.
Ciò costituisce senz’altro l’aspetto più grave e sconcertante e al tempo stesso la forza maggiore della mafia, qualcosa su cui si dovrebbe riflettere, insistere e agire di conseguenza.
Quale esempio può mai scaturire da una società che anziché reagire diventa strumento, giocando un ruolo passivo nella ormai imprescindibile battaglia per la giustizia? L’esistenza di modelli influenti – sostiene la scrittrice – è fondamentale perché qualcosa possa realmente cambiare nella nostra società. L’esempio è l’unica, vera educazione, soprattutto per i giovani, tutt’altro in confronto agli sterili e immobili eroi che ci vengono propinati incessantemente, salvo poi scomparire il giorno successivo, relegati nell’oblio di un’amnesia collettiva. È sulla coscienza civile che bisogna far leva se davvero si vogliono compiere gesti concreti e non soltanto ostentare belle parole fini a sé stesse.
Una testimonianza di grande valore, quella di Sulla mafia, per l’attualità e il vigore della riflessione proposta, nonché una prova importante per la Giulio Perrone Editore, orgogliosa di ospitare una scrittrice come Dacia Maraini all’interno della collana «Racconti d’Autore» – diretta da Paolo Di Paolo – proprio in occasione del quarto anniversario della casa editrice.
segue … >>>

Dacia Maraini, Sulla mafia
recensione di Alessandra Giannitelli

Un atto di estrema rottura, quello dell’artista ucraino, padre del suprematismo, assertore della libertà dal fine puramente estetico e pratico dell’arte, incisivo come la testimonianza che l’autrice vuole offrire attraverso la sua scrittura.
Un libro poliedrico, in cui si alternano momenti letterari – il monologo “A piedi nudi” – e commenti a eventi di cronaca, di cui la Maraini si è occupata negli ultimi anni e si occupa tuttora attraverso le pagine del “Corriere della Sera” (dall’attentato a Paolo Borsellino alla lentezza dell’iter giudiziario, dal caso di Bagheria alla reazione dei ragazzi di Locri dopo l’assassinio di Francesco Fortugno), fino al dialogo conclusivo, un’intervista (a cura di Paolo Di Paolo) in cui la scrittrice ribadisce la sua testimonianza e il suo punto di vista sul confine tra lecito e illecito, sulla necessità sempre più impellente di giustizia, sull’attuale rapporto tra i giovani e la legalità, su quale può essere la via da seguire per cominciare a reagire e a cambiare qualcosa nelle relazioni tra mafia e giustizia.
In “A piedi nudi” la scrittrice dà voce alla disperazione di una madre costretta a rinnegare l’amore per il figlio pentito di mafia, ucciso per aver parlato, dando vita a un tormentoso contrasto tra il viscerale sentimento materno e il rinnegamento a cui è costretta per proteggersi dalle continue minacce. Purtroppo una realtà quotidiana, a cui la Maraini si è ispirata, rendendone tutta la drammaticità. Un’attualità – quella del pentitismo, con tutto ciò che ne consegue – figlia di un cambio di cultura, un vero e proprio cambiamento antropologico per cui l’omertà non è più percepita con la convinzione di tempo ma è vista quasi esclusivamente come un dovere.
In questa prospettiva è fondamentale far comprendere il disvalore – afferma la Maraini – l’unica strada, forse, per raggiungere risultati concreti. Questo perché un certo grado di criminalità organizzata è presente in tutto il mondo, il problema si pone nel momento in cui quest’ultima entra nelle istituzioni, cosa che purtroppo sembra accadere soprattutto – se non unicamente – in Italia.
Ciò costituisce senz’altro l’aspetto più grave e sconcertante e al tempo stesso la forza maggiore della mafia, qualcosa su cui si dovrebbe riflettere, insistere e agire di conseguenza.
Quale esempio può mai scaturire da una società che anziché reagire diventa strumento, giocando un ruolo passivo nella ormai imprescindibile battaglia per la giustizia? L’esistenza di modelli influenti – sostiene la scrittrice – è fondamentale perché qualcosa possa realmente cambiare nella nostra società. L’esempio è l’unica, vera educazione, soprattutto per i giovani, tutt’altro in confronto agli sterili e immobili eroi che ci vengono propinati incessantemente, salvo poi scomparire il giorno successivo, relegati nell’oblio di un’amnesia collettiva. È sulla coscienza civile che bisogna far leva se davvero si vogliono compiere gesti concreti e non soltanto ostentare belle parole fini a sé stesse.
Una testimonianza di grande valore, quella di Sulla mafia, per l’attualità e il vigore della riflessione proposta, nonché una prova importante per la Giulio Perrone Editore, orgogliosa di ospitare una scrittrice come Dacia Maraini all’interno della collana «Racconti d’Autore» – diretta da Paolo Di Paolo – proprio in occasione del quarto anniversario della casa editrice.
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Esordisce nel 1962 con il romanzo La vacanza, seguito da L’età del malessere (Premio Internazionale Formentor 1963).
Si ricordano inoltre Memorie di una ladra (1972), Donna in guerra (1975), Storia di Piera (1980, scritto in collaborazione con Piera Degli Esposti), Il treno per Helsinki (1984), Isolina (Premio Fregene 1985), La lunga vita di Marianna Ucrìa (Premio Supercampiello 1990), Bagheria (1993), Voci (1994), Dolce per sé (1997), Buio (Premio Strega 1999), Colomba (2004), Ho sognato una stazione (2005), I giorni di Antigone (2006) e Il treno dell’ultima notte (2008).
Autrice anche di testi teatrali (Maria Stuarda, 1975; Dialogo di una prostituta con un suo cliente, 1978; Stravaganza, 1987; Veronica, meretrice e scrittora, 1991; Camille, 1995) e di poesie (Crudeltà all’aria aperta, 1966), scrive attualmente sulle pagine del “Corriere della Sera”.

Nel 2006 ha inizio la serie di corsi dedicati alla scrittura creativa, alla traduzione letteraria, al giornalismo culturale e all’editoria, che vantano numerose iscrizioni e la collaborazione con importanti case editrici italiane (Fazi, Laterza, Newton & Compton, Nottetempo, Rizzoli), oltre che presenze prestigiose (Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Melania G. Mazzucco, Alessandro Piperno e molti altri).
Tra gli autori pubblicati nelle edizioni Perrone si annoverano altri grandi nomi, quali Patrick Besson, Paola Capriolo, Lia Levi, Sandra Petrignani, Lidia Ravera, Ugo Riccarelli, Chiara Valerio.
La collana «Racconti d’Autore», diretta da Paolo Di Paolo, nasce nel 2006, in occasione del primo anniversario della casa editrice. Inaugurata da Cinzia Tani con Rosso, ha continuato il suo percorso letterario con Pensieri crudeli di Ugo Riccarelli, È di moda la morte di Raul Montanari, No, grazie di Lidia Ravera, La testa del negro di Daniel Picouily, Nessun giorno ritorna di Lia Levi, Cani e gatti. Storia di un matrimonio di Sandra Petrignani, Ancilla di Paola Capriolo.
Di prossima pubblicazione L’Italia di mattina di Franco Cordelli (maggio 2009) .
Dacia Maraini, Sulla mafia
– Giulio Perrone Editore, 2009, pp. 96 –
9,00 euro