Quell’inafferrabilità che ci appartiene

Quell’inafferrabilità che ci appartiene

Il tempo invecchia in frettaRiflessioni sulla percezione del tempo nei nuovi racconti di Antonio Tabucchi

(Alessandra Giannitelli) – Alcuni momenti passati, alcune emozioni, restano nell’aria e può capitare a volte di innamorarsi della brezza che ci riporta a quegli attimi perduti. Ed è allora che il tempo inizia la sua folle corsa.
Nei racconti di Il tempo invecchia in fretta (Feltrinelli, pp. 171, euro 15), Tabucchi fotografa quegli istanti, quell’inafferrabile, mettendo a fuoco momenti sospesi e geografie di memorie collettive.
Nostalgie al limite dell’inverosimile, all’insegna di una strana identità legata a reminiscenze della Berlino del dopo muro (perché «grazie a un muro uno appartiene a qualcosa, sta di qua o di là») – dove spesso il vento dei ricordi riapre vecchie ferite – immagini che danzano repentine in una memoria che vorrebbe invece distruggerle, ricordi dell’infanzia ricostruiti da chi ha vissuto da adulto quei momenti.

Il tempo fugge - immagine di Fernanda La Marca da www.forumlive.netTempi effimeri e leggeri, da cogliere al volo e vivere fino in fondo, finché durano, profonde distanze tra giovinezza e maturità, diversi approcci allo scorrere dei giorni. E ancora giorni come nuvole che «così come si sono formate, in un attimo si dissolvono» e da quell’attimo dedurre il futuro. Ricordi a catena, come tante, piccole gocce, una dopo l’altra, «precisa come uno schiocco che colpisce e scompare per dare subito spazio allo schiocco seguente, apparentemente simile allo schiocco precedente, ma in realtà con un timbro diverso (…) clof, clop, cloffete, cloppete», come battiti di mani che scandiscono i giorni che piovono nella memoria. Gocce che non tornano, ma che una volta cadute lasciano spazio alla successiva, come il passato cede il passo al futuro.
Ecco dunque che ci si ritrova a contemplare un tempo che a volte torna dentro di noi, portando con sé ricordi bramati o maledetti, un tempo che non possiamo più vivere per quello che è stato, ma solo rivivere in mille modi diversi.
Antonio TabucchiUn tempo che si contrae per poi distendersi, quello messo in luce da Tabucchi, che sa di vecchie filastrocche e di bilanci, alla ricerca di calma e riflessione.
Cosa sono quindi le stagioni e chi le governa davvero? E qual è la relazione tra il nostro tempo e la percezione che ne hanno gli altri? Come possono arrivare a congiungersi?
Se – come dice Tabucchi – il racconto è una sorta di appartamento in affitto, dove magari cambiano la serratura e non si riesce più ad entrare, mentre il romanzo è come la propria casa, di cui si hanno le chiavi e nella quale si può tornare in qualunque momento, allora questi nove racconti somigliano a delle realtà indefinibili da vivere al volo. Spiragli da cui si osserva lo scorrere delle nostre azioni nella tortuosità del tempo contemporaneo fatto di accumuli disordinati e frettolosi.

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