“SERENATA AI SOGNI DI DON CHISCIOTTE” – Giuseppe Mannino alla Notte Bianca di Sutri

“SERENATA AI SOGNI DI DON CHISCIOTTE” – Giuseppe Mannino alla Notte Bianca di Sutri

(Raimondo Chiricozzi) – «Si può fare una serenata ai sogni? I sogni non sono già, per loro natura, una serenata dolce o amara che arrivano dalle sfere sconosciute e lievitano l’immaginario trasportandoci in situazioni surreali e fantastiche, incredibili eppure verissime?»

Se lo chiede Dante Mafia nella presentazione alla mostra di Mannino ad Hannover nel 2009, dal titolo appunto Serenata ai sogni. La risposta è: «si può fare, ma – aggiunge Mannino – bisogna avere dimestichezza con i sogni».

Sui sogni c’è molta ignoranza, quella arrogante. Pochi sanno che con i sogni, con i sorrisi, con le fantasticherie, si ossigena il cervello e si rende immune dai mal di testa. Paradossalmente, chi non sogna ha il mal di testa e chi ha il mal di testa non è in grado di sognare.

Giuseppe ManninoIl sogno è innanzitutto un bi-sogno: se hai tutto o puoi avere tutto non sogni; non aspetti neppure la cadute delle stelle, per esprimere un desiderio.

Mannino parla dei sogni straordinari di un personaggio straordinario: Don Chisciotte della Mancia, cioè del campione per antonomasia dei sognatori, favorito in ciò dalla povertà e dall’ozio, che stimolano la contemplazione e quindi i pensieri I pensieri a loro volta alimentano i sogni ed i sogni sono nutriti dalla gloria.

Don Chisciotte conosceva bene questo percorso e metteva a repentaglio la sua vita per la gloria: il suo sogno ad occhi aperti.

Non aveva altro scopo nella vita che GLORIA, SUCCESSO, FAMA. Don Chisciotte a suo modo aveva senso etico, poiché nell’affrontare i rischi connessi all’esercizio di cavaliere errante nel “raddrizzare i torti” non cercò profitto passeggero né prosperità terrena ma eterna rinomanza e fama, ponendo così il suo nome al disopra di se stesso.

don_1aLa sua scelta fu lungamente elaborata e preparata con la lettura di libri, che comprava con il ricavato delle vendita di buona parte delle sue terre, impoverendosi ancor di più.
Non lasciò nulla all’improvvisazione; si attenne scrupolosamente alle norme e ai canoni della cavalleria errante. Si preparò meticolosamente con intensi, lunghi ed  estenuanti esercizi spirituali per intraprendere la nuova grande avventura.
Dedicò quattro giorni di riflessione per scegliere un nome altisonante al suo cavallo, elevando il ronzino a Ronzinante, “nome maestoso, sonoro e significativo”. Impiegò otto giorni per darsi un nome adeguato all’impresa: da Alonzo CHISCIANO a DON CHISCIOTTE della MANCIA.

E dopo aver ripulito alcune vecchie armi ed essersi fatto la celata (un elmo leggero, allora ancora in uso) con il cartone, «si persuase che non gli mancava più altro che trovare una dama di cui innamorarsi; perché un cavaliere errante senza amore è lo stesso che un albero senza foglie e senza frutto, e un corpo senz’anima». E’ fantastica la motivazione che fornisce a se stesso:
«Se io per penitenza dei miei peccati o per buona fortuna incontro qualche gigante come suole accadere ai cavalieri erranti, e lo atterro al primo scontro, o lo divido nel bel mezzo, o finalmente lo vinco e lo costringo ad arrendersi, bisognerà pure che io abbia a chi farne un presente, perché egli possa entrare, inginocchiarsi davanti alla mia dolce signora, e dirle con voce umile e sottomessa: Io, signora, sono il gigante Caraculiambro (Visoculonio), signore dell’isola Malindrania, vinto in singolar tenzone dal non mai abbastanza lodato cavaliere Don Chisciotte della Mancia, il quale mi ordinò di presentarmi a Vostra Signoria, perché la Grandezza Vostra disponga di me a suo talento».
Dopo di che cercò nella sua mente una dama di cui innamorarsi e gli apparve il ricordo di una contadina piuttosto belloccia, «della quale un tempo si era innamorato, sebbene, come pare, a insaputa di lei che mai s’era accorta di questo amore». Gli parve giusto conferire a questa donna, che si chiamava Aldonza LORENZO, il titolo di “signora dei suoi pensieri” e le dette il nome armonioso e significativo di DULCINEA del TOLBOSO (Tolboso era il nome del paese natio di Aldonza).
Completati i preparativi ed avendo una chiara coscienza della propria missione a favore degli oppressi, repressi e detenuti ingiustamente, Don Chisciotte  «non mise tempo in mezzo ad effettuare la sua idea. Lo sollecitava il pensiero del danno che, secondo lui, produceva nel mondo il suo indugio, tante erano le offese che si proponeva di vendicare, tanti i torti che pensava di raddrizzare, le ingiustizie che avrebbe riparato, gli abusi che avrebbe distrutto, i debiti che avrebbe soddisfatto».
Dopo essersi fatto armare cavaliere da un oste scaltro e beffardo, si mise in cammino per poter soddisfare il suo desiderio di «andare per tutte e quattro le parti del mondo cercando avventure a vantaggio dei bisognosi di soccorso».

Palazzo Cialli-Mezzaroma (Sutri)

Nel corso della serata con inizio alle ore 22,45 (Sabato 6 agosto) presso il Palazzo Cialli Mezzaroma, nell’ambito della Notte Bianca di Sutri (Viterbo),  verranno esposte le opere di Giuseppe Mannino su Don Chisciotte.

La recita prevede l’accompagnamento musicale di Marco Monti al flauto.

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