Quando la rinuncia non è abbandono. Il provocatorio “schiaffo” di Ratzinger all’intera Umanità

Quando la rinuncia non è abbandono. Il provocatorio “schiaffo” di Ratzinger all’intera Umanità

Benedetto XVI lascerà il pontificato il 28 febbraio. L’annuncio è stato dato, in latino, direttamente dal Pontefice durante il Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto.


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Vorrei farvi parte dello stato d’animo che sto vivendo in questi giorni»«l’umana fragilità»… le «intense emozioni»… un «intimo bisogno di silenzio» a cui si sono assommati «due sentimenti tra loro complementari: un vivo desiderio del cuore di ringraziare» assieme ad un senso di «umana impotenza dinnanzi all’alto compito» (aprile 2005)

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«… le mie forze… non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino… in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato…»(febbraio 2012)

(Gicar) – Frasi, parole estrapolate da due distinti interventi di Papa Ratzinger, quello dell’insediamento e l’altro della rinuncia, che sembrano non entrare in conflitto tra loro, allo stesso tempo prologo ed epilogo inevitabile di una storia annunciata e già scritta prima ancora che prendesse vita.



Mai, come in questi due momenti, Benedetto XVI, paradossalmente, è riuscito ad entrare nel cuore e nelle anime di tutti e fermare a sorpresa e di colpo quel convulso “divenire” di un Mondo sempre più frenetico e scomposto costringendolo a riflettere e a guardarsi intorno al di là delle distrazioni imposte dalle umane quotidianità.

Quasi un invito a fare un passo indietro per intraprendere rotte e percorsi diversi da quelli imboccati o fino ad oggi seguiti rinunciando si a qualcosa ma senza fermarsi. Sicuramente uno schiaffo alle nostre coscienze afflosciate dato da chi nonostante abbia messo in campo tutte le forze e le strategie intellettuali che poteva profondere senza alcun risparmio (internet e social network compresi) allarga alla fine le braccia, non per abbandonare, ma per dare spazio a necessarie nuove e più mirate energie.

Quell’incapacità, che Ratzinger rivolge a se stesso, fa sicuramente specchio alle nostre abbracciando le sue e le responsabilità di tutti riportandoci sui sentieri dell’umiltà e ad una più attenta ed equilibrata visione del futuro.

Per chi crede nel dogma dell’infallibilità del Papa le sue decisioni di oggi sono ineccepibilmente coraggiose e rientrano nel quadro di un giusto se pur imperscrutabile Disegno Divino. Sicuramente ad un laico (come chi scrive) quell’extrema ratio cui Ratzinger lo ha voluto mettere di fronte gli ricorda, quanto meno, che tutti possiamo esercitare ancora ed anche la nostra umana libertà nella speranza di farne un buon uso, senza determinare male a nessuno, ed essere utile a chi lo circonda… fino al punto di mettersi da parte.

Considerazioni, queste, che sicuramente appariranno superficiali, per un evento che rimarrà indelebilmente inciso negli annali della storia. Nella Chiesa e nel Mondo niente sarà o rimarrà come prima e dietro la diatriba delle analisi, delle attente valutazioni, delle notazioni o dei commenti di oggi non crediamo vi siano, in fondo, ragioni oscure legate al “Potere Temporale” della Chiesa. Rimaniamo nella convinzione che quello di Benedetto XVI sia stato un estremo, se pur clamoroso, tentativo di un Papa per riuscire a scuotere ed arrivare fino al profondo di ogni coscienza dove ormai regna l’indifferenza assoluta nell’infinito immenso dell’egoismo.

«Sono ben consapevole – ha affermato Joseph Ratzinger- che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando».

 

 

mikronet

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