COURMAYEUR NOIR IN FESTIVAL 2008

\"\"Finalmente un sole splendente in questo lungo week end di Sant’Ambrogio qui a Courmayeur ormai affollatissima di amanti del thriller che si tinge di giallo o di nero, richiamati soprattutto dalla jam session di Gabriele Salvatores ispirata al suo Come Dio comanda tratto, ancora una volta dal romanzo di Niccolò Ammanniti.
 
 

“  C O M E   D I O   C O M A N D A  ”

E  LA  JAM  SESSION  DI  GABRIELE SALVATORES

di  Mariangiola Castrovilli
 
\"UnaIl film che vedremo nelle sale italiane da venerdì 12 dicembre, racconta in breve di un padre ubriacone e violento che tira su un figlio da solo, perché la moglie l’ha abbandonato, nell’unico modo che conosce una violenza crudele e insensata.  Quattroformaggi, personaggio squallido e mentalmente non proprio a posto è il loro amico che si innamora di una ragazza che non lo ricambia. Stanco di soffrire la violenta e l’uccide…. il resto non ve lo diciamo per non rovinarvi un bel film che vale la pena di vedere con i propri occhi. Quello che vi raccontiamo è invece l’incanto di un viaggio tra parole, musica sensazioni ed immagini quelle che Gabriele ci propone assieme ad Elio Germano e Filippo Timi. «Un back stage mentale» come ci spiega il regista «dove non si racconta la storia del libro e del romanzo ma se ne evoca l’emozione sfruttando l’aspetto più irrazionale, istintivo e libero che c’è nelle arti , ovvero la musica».
 
\"IE, a proposito di musica parlando di Come Dio comanda, Salvatores confessa che «non c’è mai stato un elenco di inquadrature o uno story board, perché il film è stato realizzato con più piani sequenza interrotti ed incrociati poi in montaggio, girando comunque le singole scene dall’inizio alla fine senza interrompere la ripresa».  E la colonna sonora? «Ho chiesto al gruppo romano dei Mokadelic di non scrivere la musica ‘per’ il film, ma di darmi dei brani ispirati al film ed ai suoi personaggi e di darmeli prima delle riprese».  Perché? «Per lasciarci portare ed influenzare dalla musica» risponde sorridendo Gabriele, «e non usarla per ‘vestire’ meglio il film. Girare con la musica. Musica concreta che si sente che è suonata da qualcuno. Senza parole, senza canto. Quello che resta del rock dopo il diluvio».
 
«Fare un film è un lavoro fisico» continua  il regista che indossa pantaloni di velluto scuri con camicia scozzese di flanella ton sur ton, «dove tutto va costruito mattone su mattone, ma è anche uno sforzo mentale, un percorso ricco di suggestioni e di emozioni e da questo nasce lo spettacolo che abbiamo immaginato per il festival».
 

segue … >>>



\"\"Finalmente un sole splendente in questo lungo week end di Sant’Ambrogio qui a Courmayeur ormai affollatissima di amanti del thriller che si tinge di giallo o di nero, richiamati soprattutto dalla jam session di Gabriele Salvatores ispirata al suo Come Dio comanda tratto, ancora una volta dal romanzo di Niccolò Ammanniti.
 
 

“  C O M E   D I O   C O M A N D A  ”

E  LA  JAM  SESSION  DI  GABRIELE SALVATORES

di  Mariangiola Castrovilli
 
\"UnaIl film che vedremo nelle sale italiane da venerdì 12 dicembre, racconta in breve di un padre ubriacone e violento che tira su un figlio da solo, perché la moglie l’ha abbandonato, nell’unico modo che conosce una violenza crudele e insensata.  Quattroformaggi, personaggio squallido e mentalmente non proprio a posto è il loro amico che si innamora di una ragazza che non lo ricambia. Stanco di soffrire la violenta e l’uccide…. il resto non ve lo diciamo per non rovinarvi un bel film che vale la pena di vedere con i propri occhi. Quello che vi raccontiamo è invece l’incanto di un viaggio tra parole, musica sensazioni ed immagini quelle che Gabriele ci propone assieme ad Elio Germano e Filippo Timi. «Un back stage mentale» come ci spiega il regista «dove non si racconta la storia del libro e del romanzo ma se ne evoca l’emozione sfruttando l’aspetto più irrazionale, istintivo e libero che c’è nelle arti , ovvero la musica».
 
\"IE, a proposito di musica parlando di Come Dio comanda, Salvatores confessa che «non c’è mai stato un elenco di inquadrature o uno story board, perché il film è stato realizzato con più piani sequenza interrotti ed incrociati poi in montaggio, girando comunque le singole scene dall’inizio alla fine senza interrompere la ripresa».  E la colonna sonora? «Ho chiesto al gruppo romano dei Mokadelic di non scrivere la musica ‘per’ il film, ma di darmi dei brani ispirati al film ed ai suoi personaggi e di darmeli prima delle riprese».  Perché? «Per lasciarci portare ed influenzare dalla musica» risponde sorridendo Gabriele, «e non usarla per ‘vestire’ meglio il film. Girare con la musica. Musica concreta che si sente che è suonata da qualcuno. Senza parole, senza canto. Quello che resta del rock dopo il diluvio».
 
«Fare un film è un lavoro fisico» continua  il regista che indossa pantaloni di velluto scuri con camicia scozzese di flanella ton sur ton, «dove tutto va costruito mattone su mattone, ma è anche uno sforzo mentale, un percorso ricco di suggestioni e di emozioni e da questo nasce lo spettacolo che abbiamo immaginato per il festival».
 

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\"\"Ed ecco allora Ancora una volta sulla cattiva strada, l’emozionante jam session che Gabriele ha voluto regalare insieme ai Mokadelic all’entusiasta e numerosissimo pubblico del Noir in Fest, uno spettacolo che ci ha riportato ai reading degli anni 60 dove i poeti della beat generation accompagnati da un sottofondo di musica jazz , leggevano i loro lavori o improvvisavano racconti. Così, proprio come nel libro di Ammanniti, Salvatores, i Mokadelic, Elio Germano e Filippo Timi ci hanno preso per mano accompagnandoci per 70 minuti di coinvolgimento non stop nelle tre parti, Prima – La Notte – Dopo.
 
\"TIMIAtmosfera rarefatta sul palco, solo occhi di bue ad illuminare la scena dove la musica ci ha afferrato facendoci sentire il morso delle sue vibrazioni nel nostro io più profondo, per riverberarsi poi con un brivido sulla colonna vertebrale, ed i tre leggii dove Salvatores, Germano e Timi si passavano via via la palla leggendo brani del romanzo che nel film non compaiono in un crescendo-diminuendo-crescendo di voci e di emozioni  e sensazioni per raccontarci le suggestioni del testo, mentre sul grande schermo scorrevano oltre ad alcune scene del film, immagini a volte bellissime a volte raccapriccianti ma sempre legate al tema.

Finale liberatorio con la sala grande del Palanoir che veniva giù dagli applausi. Ed  ancora applausi ed una salve di bravi per qualcosa di così originale, diverso e catturante  dove ad Ammanniti si succedevano, senza soluzione di continuità, poesie di Pasolini, scritti di Lama Yesce, brani tratti dai lavori di Shakespeare e parole di Fabrizio De Andrè. Parole, musica ed immagini per farci fermare un attimo a riflettere e… sognare. Tutti  testi accuratamente scelti da Gabriele, Germano e Timi che «che sono serviti agli attori per entrare nei personaggi e a me per costruire l’anima emozionale del film». Parola di Gabriele Salvatores.

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mikronet

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